15.5.11

Habemus pagam

Il Professore ha l’aria buona e alla Nonaddetta da’ l’impressione di un tipo umano, ma avendolo solo intravisto a un paio di congressi l’ipotesi è tutta da verificare.
Con il Ricercatore1 la Nonaddetta aveva lavorato per 15 giorni nella Nuova Fantascientifica Sede e le era sembrato allegro, distruttivo, problematico, pessimista, pignolo, entusiasta, appassionato e determinato a lavorare tanto e bene.
Il Ricercatore2 è il più giovane dei tre commissari, ha un accento genericamente meridionale (l’identificazione degli accenti è un’arte a me oscura), sembra il più tranquillo e ligio alle regole dei tre ma non si può escludere che sia un’acqua cheta.
Il colloquio va bene anche se subito dopo il Professore e il Ricercatore1 litigano, ma poi fanno la pace, più o meno. Cominciamo bene. Comunque la Nonaddetta avrà, a partire da giugno, 18 mesi di lavoro nella Grande Città, con tanto di paga e contributi pensione. Affronterà un trasloco di laboratorio dalla Nuova Fantascientifica Sede (troppo costosa, credo) alla Vecchia Storica Sede. Affronterà tematiche in parte simili a quelle che conosce e in parte nuove, alcune scientificamente interessanti, imparerà a usare qualche nuovo strumento e vedrà come lavora un altro gruppo, dopo quello della Piccola Città e quello del Centro di Ricerca. Dovrà cavarsela nel primo (ultimo?) vero post-doc della sua carriera da ricercatrice, in cui per la prima volta conta davvero non tanto  quanto sei preciso nell’eseguire ma se ti viene qualche buona idea. La cosa la spaventa un po’, ma è una sfida che voleva affrontare e se non fosse arrivata in questo campo se la sarebbe cercata in un altro.

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La Nonaddetta è cosciente che la probabilità che questo contratto abbia un senso oltre “sbarcare il lunario” (e dici niente!), cioè se servirà a costruire una carriera unitaria e coerente, dicevo questa probabilità oscilla tra lo zero assoluto e il nulla, almeno in Italia. Ma con la filosofia del “se domani finisse il mondo, io oggi pianterei un melo è molto grata di avere avuto questa possibilità e determinata a impegnarcisi anche se dopo dovesse dedicarsi ai merletti, o all’allevamento delle oche capitoline da impiegare come antifurto ecologico. Cercherà di far pubblicare i lavori del dottorato che giacciono nel cassetto in attesa solo di un po’ di autostima e si impegnerà per prepararne altri (casomai all’estero qualcuno cercasse una giovane, timida ricercatrice con un CV che inizi a diventare decente). E si sforzerà di usare questi stessi 18 mesi per vincere un po’ se stessa e dedicarsi alle PR (ambito in cui ogni volta fatica a iniziare, per poi prenderci anche gusto) per crearsi un “dopo”, preferibilmente nel settore ambientale ma (casomai nessuno cercasse giovani con CV decenti ma lacunosi alla voce "impieghi nel settore privato") non resterà insensibile al fascino delle oche capitoline.

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