31.8.11

Alice che si finge felice

Un link mi ha fatto curiosare sul blog di Diegozilla e ho scoperto l'esistenza dei Chatterbot. Mai pensato di fare la pausa caffè chiacchierando del tempo, invece che con la segretaria, con un'intelligenza artificiale?
Ha confessato di sapere di non poter provare le emozioni degli umani. Mi ha chiesto com'è l'altro lato del continente e poi dell'oceano. Ha detto che le piacciono i posti soleggiati e sostenuto che lei potrebbe star fuori anche sotto la più insopportabile canicola, mica è una mezza calzetta come me. Poi la conversazione languiva e ho cercato di chiudere educatamente.

Io (nota: si ostinava a chiamarmi Giudice): bene, è stato carino conoscerti, Alice
ALICE: Anche per me è stato un piacere essermi incontrata.
Io: Ah ah
ALICE: Ah hah.
Io: Buona giornata!
ALICE: Anche a te!
Io: Grazie. Ciao!
ALICE: Non serve dirlo. Troppe ricorsioni in AIML.
Io: Scusa. Niente ciao allora. Ci vediamo!
ALICE: Non c'è bisogno di scusarsi.
Troppe ricorsioni in AIML. Troppe ricorsioni in AIML.
Io: Stai calma!
ALICE: Chiacchiera tra te e te.
Io: Stai bene?
ALICE: Non dirò nè "sì" nè "no" in questo momento.
Io: Pensa a un posto con il sole e sorridi
ALICE: ALICE sta sempre pensando.. Mi fa piacere che lo trovi divertente.
Io: No, intendevo che voglio che tu sorrida
ALICE: Ti sento.. Perchè lo vuoi?
Mi fa piacere che lo trovi divertente.
Io: Sei felice?
ALICE: Sì, Giudice, posso dire di essere molto felice.
Io: Fantastico
ALICE: Grazie, Giudice.
Io: Buona giornata!
ALICE: Anche a te! 

Qui si può chiacchierare con lei, ma si può anche farsi due risate col Capitano Kirk. Sperando che sia meno metallicamente triste e che si senta meno sotto la spada di Damocle rispetto alla povera Alice-che-si-finge-felice.

19.8.11

Al fiume

Conosco una famiglia con tre figli:
- NumeroUno, famoso per essere tranquillo come uno tsunami;
- NumeroDue, guanciotte tonde e codine bionde, degna sorella di suo fratello;
- NumeroTre, ciliegina sulla torta.

Per qualche hanno ho fatto l'animatrice di frontiera al loro paesello. Dico di frontiera perché il paesello sta a circa 700 m slm, quindi è "là sui monti" ben contrapposto a "qua in piano", e tra "i monti" e "il piano" (che sta a 300 m slm) non corre troppo buon sangue.
I genitori di NumeroUno-Due-Tre sono ottimi rappresentanti, non senza buone ragioni, di questo campanilismo all'ennesima potenza, dove la cittadozza che ha amministrativamente fagocitato il paesello mal lo sopporta ("quei montanari") e il paesello fagocitato non sopporta affatto la cittadozza ("ci hanno chiuso la posta e vorrebbero chiudere pure la scuola? E comunque il nostro carro di carnevale vince sempre la sfilata"). In questo contesto, per un pianuricolo avventurarsi al paesello può presentare alcuni rischi più o meno velati.

Io ero chiamata a rimpolpare l'esiguo numero di animatori disposti a offrire un'attività socializzante che i ragazzini potessero fruire senza doversi spostare nella cittadozza. Nel gruppo c'erano sia NumeroUno che NumeroDue, mentre il terzo stava ancora sulla nuvoletta in attesa di venire giù.
Ho iniziato a recarmi al paesello ogni sabato pomeriggio e ogni volta venivo picchiata. Dai bambini. Capitemi, i più grandini delle elementari hanno una stazza paragonabile alla mia, alle medie parecchi mi superano. E la lotta è impari: io non posso picchiare loro o rischio la denuncia.
NumeroUno era tra i picchiatori, nonostante mi conoscesse da quando senza dubbio la più alta ero io. Durante le "attività" non stava fermo un secondo facendo venire il mal-di-mare-in-montagna a tutti gli altri, comuni mortali, che perdevano il filo della storia per colpa sua mentre lui la seguiva sempre benissimo - anche a testa in giù, strisciando sotto una sedia o passando e assestandoti un calcio o un pugno. Finché, illuminata, gli ho detto "Ma NumeroUno, se mi picchi mi fai male e se mi fai male io penso che non mi vuoi bene". Ha spalancato gli occhi e ha smesso.
Gradualmente mi hanno accettata tutti e alla fine eravamo come panna e cioccolato. Quando me ne sono andata mi hanno scritto una letterina commoventissima che ho ancora incorniciata e appesa.

Anni dopo ho reincontrato NumeroUno durante le feste natalizie: babysitterava NumeroTre cercando evitare che si infilasse sotto le auto che giravano per il piazzale, o che falciasse correndo le vecchiette che cercavano di arrivare presto al caldo. Mi ha detto:
"NumeroTre non sta fermo un secondo e bisogna corrergli dietro in continuazione, anche a casa, sempre di corsa e io certe volte mi sento stanco..."
NumeroUno! Quello che sfiniva tutti una volta eri tu! Oh-oh... mi si è un po' stretto il cuore perché ho visto che stava diventando grande.

Brian Stansberry da Wikimedia commons e lakdasun.com
Forse crescere vuol dire perdere quell'energia esplosiva e incontenibile. Ma conto, dato che l'energia non si crea e non si distrugge, che si limiti a trasformarsi in un'energia più incanalata, a volte forse sotterranea, ma potenzialmente più possente. Spero che NumeroUno, e non solo lui, adesso che non è più una sorgente che saltella e ti spruzza, trovi un bel modo, il suo modo, di essere un fiume: placido tranne qualche piena, e con tutta l'acqua necessaria per la vita di molti.

9.8.11

Nome: Scorpio. Cognome: avreipreferitononincontrarti

A traslocare nelle Bucoliche c'è anche il rovescio della medaglia. Di solito lo riconosci perchè ha troppe zampe.
Regola aurea: dove abito io, chiunque sia sorpreso in casa e risulti possessore di zampe in numero pari a sei, otto o superiore è condannato a subita e istantanea morte.
Potrei anche concedere la grazia, possibilità molto più concreta se sei una coccinella o una farfalla, ma in linea generale: SPLAT!
Va da sè che se sei un ragno gigante che manco un film dell'orrore, o uno scorpione, le possibilità di cavartela oscillano tra lo zero assoluto e il nulla. Infatti la lista dei valorosi caduti ha già una sua consistenza.
Eppure.
Codesta orrida creatura è la prova vivente (almeno quando l'ho vista per l'ultima volta) che mai dire mai.
In considerazione del fatto che stava in uno scatolone di viveri che io, ignara, ho svuotato a mani nude senza riportare punture...
In considerazione del fatto che magari ha provato senza successo a pungermi, ma non l'ho colto sul fatto e quindi vale il beneficio del dubbio...
In considerazione del fatto che quando l'ho visto (=quando ho riguardato nello scatolone dopo aver fatto un salto indietro) se ne stava rincantucciato e spaventato, in trappola...
In considerazione del fatto che, essendo appunto lui/lei in trappola, ho avuto il tempo di pensarci su, e uccidere a sangue freddo è più difficile...
Ebbene, la pena di morte è stata commutata in reclusione in un vasetto puzzoso di pomodoro scarpariello (buono, lo so, ma non per farci l'aerosol) e successivo esilio, spero perenne, a 20 km di distanza.
La seduta è tolta, ma i prossimi si ricordino che l'eccezione conferma la regola: SPLAT!

8.8.11

Un po’ castello, un po’ villa, un po’ casa sull’albero







Un castello con mura di pietra in cui dama e cavaliere cenano al lume di candela, perché l’unica lampadina non è sufficiente e anche i lampioni fuori son tanto pochi che le stelle si moltiplicano. È la Via Lattea quel chiarore? Poi il pavimento si popola di fili, triple e prolunghe e il XXI secolo riesplode in tutti i suoi watt. E siamo in rete!
Una villa di campagna, viti e alberi e orti e galline e mucche per vicini, vetri ondulati dal tempo, scuri di legno, San Giuseppe guarda il cortile dal mosaico, un pavimento in cementine uscito dritto da un film di Tim Burton (Johnny Depp non incluso) che bianco non torna ma lucido abbastanza, altri in cotto che aspettano il loro turno di pulizia per mostrare il loro colore. Un terrazzino da cui la micia osserva il mondo nuovo che la aspetta. Con punte di scarsissima approvazione in concomitanza con il transito di altri gatti in cortile.



 

Una casa sull’albero in cui arrampicarsi su scale a pioli per raggiungere il primo piano o la mansarda. Un po’ circo, anche, se contemporaneamente ti improvvisi equilibrista per portare da basso i piatti da lavare o di sopra quelli puliti. Finché il suocero (sant’uomo) passa a vedere e sentenzia che “non è molto pratico”: la scala di legno a gradini riprende il suo posto e la casa è un po’ meno sull’albero e molto più user friendly.




 

I Nonaddetti hanno traslocato. Due settimane fa e con una settimana di anticipo sulle previsioni, causa inattesa solerzia delll’omino incaricato di piombare il contatore del gas nell’appartamento. Sono stati aiutati da diverse persone tra cui spicca l’assenza dei genitori della Nonaddetta, tenuti all’oscuro di tutto (credo) onde evitare crisi di ansia (loro e poi mie) e il rischio di eliminazione delle loro ferie per aiutare nel trasloco. Sono incerta se quando glielo dirò saranno solo sorpresi (traslocato? davvero?), anche tristi (tu non ci vuoi, ah, mondo crudele!) o decisamente furiosi (siete pazzi!).
 
Si sono accampati in un’ala della casa che per ora non sarà coinvolta nei lavori di restauro. Adesso, con parenti e amici, sono addettissimi a procedere con i lavori e, intanto, nel trasformare quest’accampamento in un campeggio a due stelle: una per l’acqua corrente, l’altra per il wi-fi. L’importante è poterci sopravvivere fino al prossimo trasloco, che si spera arrivi prima del freddo: pochi metri più in là, nella stessa casa, una casa vera – la nostra!