21.7.11

Avere occhi belli

3.bp.blogspot.com
Avevo occhiali con lenti colorate. Del colore che serviva, o che mi andava, in quel momento.
Il mondo attraverso quelle lenti! sempre nuovo, immenso, da scoprire. In genere bellissimo.
La fatica c'era, ma con quella dose di meraviglia e troppa curiosità - sempre un po' timidamente - andavo sempre avanti.

Forse è successo piano piano... si sono ingrigite. Cose che prima brillavano di sole hanno perso la poesia, la musica, i segreti, le porte da aprire.

Sapevo che il mondo poteva essere visto in grigio, ma non sapevo come ci si sentiva a vederlo. Ne ho avuto un assaggio e mi basta.

Mi dicono che indietro non si torna. Ma io voglio andare avanti: mi terrò il colore degli adulti, ma mi ostino a ricordarmi anche gli altri e a rivolerli, tanto più che li vedo spesso in filigrana e a sprazzi esplodono di nuovo, per poi scivolare via non ho ancora trovato da dove. Forse ci vorrà molto tempo, perché adesso la fatica ha un peso diverso e sconosciuto. Ma voglio cercare di rimettere i colori nelle mie lenti. Essere felice per il solo fatto che esistano. Un esempio.

Le perenni più economiche di Ikea.
Io tra le foglie vedo mondi... 
La camera della Foresteria è spoglia e triste. Essere lontana dal Nonaddetto, dalla micia, dalla casa, dalla famiglia, dagli amici, dalla Piccola Città, addormentarmi in una camera qualsiasi è triste.
Tra le prime cose che ho comprato c'erano le due umilissime plantule in foto. La prima è spacciata per Pachira aquatica ma è probabilmente una P. glabra, la seconda è una Dracaena marginata.

Chi osa inorridire? Le ho sentite definire orribili.



Ci sono dentro mondi.
Le cose di ogni giorno raccontano segreti...
Ci sono molti livelli a cui guardarle.

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Il più concreto. Sono due piccoli esseri viventi che mi fanno compagnia in modo che trovo più piacevole di ragni e zanzare. Cambiano lentamente (neanche tanto) e ogni giorno posso curiosare.
Pachira è estroversa e diretta, ha particolarmente apprezzato il cambio di residenza e ha tre foglie nuove, una completamente aperta e due spennacchietti arruffati.
Dracena è più lenta a sciogliersi, ma adesso non è più così impettita e inizia a incurvare le foglioline, allargarsi, esplorare centimetri. 

C'è chi le alleva e le ambienta in modo elegante. Si vede un'altra cultura nelle forme, nei colori.
Mica parlano, ma se qualcuno vuol far cambio con una zanzara domestica...

Sono entrambe originarie dell'area tropicale, non ho indagato eccessivamente se africana o asiatica,e in libertà non assomigliano affatto alle creaturine smilze che occhieggiano qui davanti.
Sono alberi, fanno ombra alle case e ai parchi.
Forest & Kim Starrgislab.fiu.edu

Fioriscono. Attirano api locali? Fanno frutti, semi.
Le persone raccontano storie su di loro: Pachira passa  per essere un portafortuna.

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I semi pachirini si possono pure mangiare. Mi chiedo che sapore hanno questi dolci... se conoscerò mai qualcuno che me li offrirà... e come avremo fatto a conoscerci, e dove saremo... 
delgeen.comzoom50.wordpress.com

Ecco. Mondi interi :) Care le mie lenti colorate.

19.7.11

Piastrelle!

Il cantiere sboccerà in una casa abitabile, un giorno!
Ma noi ci andremo ad abitare prima, come testimoniato dal countdown che dice che manca una settimana circa.
Ed è vero.

Era una casa molto carina, senza soffitto
(no, quello c'è!)
Senza cucina
(il Nonaddetto ne porta a casa una usata domani col furgone
e l'aiuto dell'amico X. Passano anche all'ikea
a prendere materasso e mobiletto per bagno,
entrambi rigorosamente in offerta)
Non si poteva entrarci dentro
perché non c'era il pavimento...
beh, se ci si accontenta del cemento c'è! 

Ma stiamo anche vedendo per le piastrelle. Potendo metteremmo solo legno e zero piastrelle, ma il cortile di ghiaia sconsiglia di mettere i teneri, economici, bei listoni di pino a piano terra. E in cucina e soprattutto bagno vogliamo poter pulire con detergenti aggressivi. Quindi piastrelle.

Queste ci piacciono proprio.
Forse un po' meno quando ci avranno comunicato il prezzo.



Effetto pietra, ma non rustico.
Elegante, ma non pretenzioso.
La versione opaca ha i piccoli riflessi di certi sassi al sole.
Il lappato sembra più facile da pulire, e non sfacciatamente lucido.
Le venature leggere potrebbero confondere un minimo le impronte
di zampette bagnate di gatto o di bambini.



Ci piace il rettangolare, ma posa sfalsata.
Questo è troppo beige però.


Oppure un finto travertino bianco.
Neanche di lui sappiamo ancora il costo.
Emotivamente meno attraente, ma più liscio e pulibile.
Il rettangolo costa troppo, qui si andrebbe sul quadrato.


Se qualche sperduto visitatore ha esperienze di pulizia sul gres porcellanato lappato o opaco i commenti sono benvenuti, anche se ogni piastrella è a sè...

Nelle Miniere di Moria. Come si dice "Boss, ho sbagliato" restando vivi?

Dal film "La compagnia dell'Anello"
« Non si riusciva a distinguere cosa fosse: era come una grande ombra, nel mezzo della quale si trovava una forma scura di dimensioni umane, e anche più grossa; potere e terrore parevano sprigionarsi da essa e precederla» (Il Signore degli Anelli)

Trovo che Tolkien sapesse scrivere e che il film non abbia capito niente del ritmo del libro. E che certe immagini di quella storia siano efficaci per rendere gli aspetti emotivi della vita quotidiana.
Tipo. 
Per sbarazzarsi del funesto anello, la Compagnia viaggia attraverso posti poco salubri e fa incontri sinceramente spiacevoli, mica la vecchietta che ti salta la fila in posta. Mentre stanno attraversando le Miniere di Moria si tirano addosso orde di orchi e altre creature in numero tale da consigliare di darsela a gambe. In casi simili, disporre di uno stregone può far comodo: per esempio Gandalf si attarda a sigillare magicamente una porta alle spalle del gruppetto che si scapicolla giù per le gallerie. Quando li raggiunge annuncia tetro: "Mentre facevo l'incantesimo è arrivato qualcosa, dietro la porta. Non so cosa sia ma non ci tengo a scoprirlo: speriamo che la porta regga e nel dubbio corriamo più veloci".

Ci sono giorni in cui Ricercatore1 sembra odiare il mondo. C'è qualcosa, dietro la porta, che arriva a ondate quasi fisiche e non so cosa sia, ma non ci tengo a scoprirlo e spero che la porta regga.

Dopo questa premessa, immaginiamoci come sto dato che oggi ho sbagliato tutto. Quella cosa dietro la porta mi manda nel panico: il mio cervello trasmette una cosa come "Fine delle trasmissioni".
Non so gestire l'aggressività, non so gestire la derisione, non so gestire uno che mi si appollaia sulla spalla e controlla ogni singola mossa, non so gestire uno che non ti dice cosa pensa di te ma su chiunque altro spara a zero (2+2=4). Mi impanico e sbaglio le cose più elementari.

Gandalf and Balrog - John Howe
Quando alla fine l'errore mi si palesa davanti, dopo un'intera giornata di agonia e oltre qualsiasi possibilità di salvare il salvabile, il panico trabocca anche dagli occhi di Puntaspilli, il dottorando che le prende in continuazione - affettuosamente ma non solo, e di Dottoranda. Tocca a me ammettere l'errore e non vorrebbero essere nei miei panni neanche per una trilionata di cannoli.
Che posso fare? Vado, e gli parlo.

Anche lui parla. In modo civilissimo, per la verità, e anche gentile. Non ha fruste di fuoco a nove code e non la prende male: tanto sono io che devo rifare il lavoro e non ho rovinato nessun campione. Concordiamo regole e modalità sul periodo di rodaggio reciproco, da cui comunque solo io posso uscire bocciata. (Per ora ho una possibilità di non finire sulla graticola, se no meglio non pensare a cosa potrebbe fare la cosa) Io ammetto che in genere non sbaglio e che il problema di emotività è mio e mi conviene risolverlo; lui ci mette il timbro e mi comunica che sì, mi conviene davvero anche perché lui non cambierà una virgola del suo modo di fare.

Mi sento come un artificiere che ha provato a disinnescare una mina e non è saltato in aria, ma trattiene il fiato aspettando di sapere se c'è riuscito davvero. Per poi passare alla prossima, dato che davanti a lui il campo minato offre solo l'imbarazzo della scelta.

13.7.11

Murphy è sempre con te

Venerdì pomeriggio. In ritardo come da copione, mi accingo a lasciar sfilare pazientemente le mie 4 ore buone di auto per tornare a casa. Il (non sempre) fido navigatore giacula sul cruscotto e io passo il primo tratto di provinciali senza intasarmi dietro un trattore o una colonna di tre autoarticolati. Un buon inizio, mi dico con trattenuta euforia.
Autostrada. Nel primo tratto dev'essersi ribaltato un camion di chiodi perchè ad ogni piazzola c'è uno che cambia una ruota. Inizio a giaculare anch'io col navigatore sperando che non tocchi anche a me, quando ne vedo uno con l'auto di traverso nella corsia di emergenza, cioè a destra. L'auto è priva della ruota anteriore sinistra. La quale ruota è incastrata sotto il corrispondente guard-rail, quello di sinistra. Poi dicono che la fisica è noiosa.
Crucco e Tonto, alias Nutsy e Trigger. Disney
Direzione da mantenere per i prossimi 2-300 km. Sul primo tabellone luminoso che incontro la scritta puntinata mi informa che 8 km di coda mi aspettano al primo svincolo per dedicarsi con me alla settimana enigmistica. Era un avvoltoio, quel coso appollaiato sul tabellone?
Memore dell'ultimo incidente che ho incontrato, NON segnalato, con relativi 45 minuti di avanzamento a singhiozzo prima-seconda-fermi. prima-seconda-fermi, andamento inutile che ti fa coprire non più di un paio di km ma impedisce di mettere almeno la radio a palla, scendere, e ballare con i compagni di sventura finchè l'ostacolo è rimosso... memore di tutto ciò lancio la monetina e mi unisco al 50% degli automobilisti che abbandona l'autostrada, ahimè appena imboccata.
Il piccolo casello locale è sommerso dalla piena inattesa e va nel caos. Ci sono corsie per il telepass e altre in cui paghi con la carta. Da nessuna parte puoi pagare in contanti. In Italia. Si scatena il delirio, gente che fa lo slalom non sapendo in che corsia infilarsi, gente che si arresta impotente, di traverso, in un punto a caso. Altri arrivano allo sportello, poi non sanno come pagare. Chi pretende di fare retromarcia. Casellanti inferociti  vagano a piedi tra le auto e se la pigliano con il primo che gli capita a tiro. Quatta quatta cerco di mimetizzare l'auto bianca con le strisce della segnaletica orizzontale e riesco a pagare il mio euro di pedaggio col bancomat e abbandonare la bolgia.
Imbocco la tangenziale. Dopo manco tre minuti quello davanti inchioda con le quattro frecce. Ma non ero uscita?? C'è un incidente pure sulla tangenziale, ma tu guarda che combinazione, è un evento molto raro, sapete? Davvero una fortuna poterlo osservare.
Passiamo senza perdere neanche troppo tempo. All'entrata successiva dell'autostrada mi dico che 8 km li avrò pur fatti, quindi rientro. C'è una discreta confusione, ma io mi incolonno al casello con pacata serenità. Quando il tizio davanti a me raggiunge la sbarra constata con candido stupore che non si apre. Mette la mano fuori dal finestrino sbandierando il suo telepass. Gigio Bagigio, hai preso l'unico, dico l'unico ingresso "Solo ticket". E c'hai il telepass? Pazienza! Adesso entri e... ehi, che fai? ma cosa metti la retro, sei impazzito, OH ci sono io qui, fermo! Il furgone dietro di me sta già caricando il kalashnikov, ti prego vedi di partire e se il telepass è aziendale uscirai alla prima uscita e poi rientrerai, che colpa ne ho io se hai sbagliato? Oh ma insiste, viene indietro! Furgone, che devo fa'? Insperatamente, il furgone mette la retro. Indietreggio anche io sperando che fili tutto liscio. L'intera colonna fa retro, roba che ci ritirano la patente in blocco e ce ne son tante che possiamo accenderci un barbecue. Ci siamo quasi, adesso Mr. Volpe può uscire da questa colonna e cercare di fare un frontale con qualcun altro. Ma ecco che odo provenire dal furgone esclamazioni che non mi sembrano propriamente di affettuoso giubilo. Mi volto, e Mr. Volpe non c'è più: è andato avanti. Ecco, adesso finalmente mi è tutto chiaro. Come ho fatto a non capirlo prima? Sono su candid camera!!

Tè allo zafferano (e i modelli di uomo che no)

Splendida luna piena di Luc Viatour (www.lucnix.be)
Se l'università è un pianeta a sè, la Foresteria è una delle sue lune. E' un ambiente che ti forza a tornare a vivere come uno studentello, ma l'affitto è molto basso... Al momento ci abitiamo in nove marziani: tre di italiche origini, due tunisine, due egiziani, un'iraniana e un'argentina. Dedico un post ai loro ritratti. Mi spiace non mettere i loro nomi, sono musicali e bellissimi: ma se sorvolo sul mio, con che diritto sbandiero i loro?
by Jean-Marc Durou
F. è tunisina. Ingegnere idraulico (ma rifiuta di usare la lavastoviglie perchè pensa che non lavi bene), piglio da generale, istinto materno di iperprotezione: sperate che vi prenda in simpatia e non mettetevi contro di lei. Mi ha subito offerto assaggi delle loro appetitosissime cene. Si considera berbera pura, ma sostiene che non ha problemi con "gli arabi"; mentre la ascoltavo osservavo lei e gli altri e mi accorgevo che le differenze nei lineamenti e nel colore possono rimandare a diverse origini, ma io non ci avevo fatto caso: dopotutto, in Italia si va dal modello finnico al simil tunisino!  Anche se inspiegabilmente in aeroportoriconosci i lineamenti italiani da quelli francesi o tedeschi... bè, il fatto che stiano urlando "Antoniooooo! te che pizza volevi??" in effetti può aiutare. La sera F. si siede sul divano a navigare tra youtube, skype e facebook. Chiama gli altri per mostrare video buffi. Quando telefona alterna arabo e francese e li intercala entrambi con frequentissimi "ma dai!". Quando non telefona canta a bassa voce canzoni che suonano dolci e ti fanno venire nostalgia di qualcosa che non sai.
S. è la sua compagna di stanza ed è anche lei tunisina. Ha qualcosa di infantile, è contemporaneamente tenera e inaffidabile, ingenua e furfante. Quando mi vede si illumina in un "Ciao!" totale, ogni volta che mi incontra fuori dalla Foresteria mi saluta coi bacetti sulle guance come se non ci si vedesse da settimane e vuole anche battere il cinque. Poi si siede sul divano e si fa fuori due vasetti di budino. Si veste elegante per andare al lavoro ma non bada alle scuciture dei vestiti se non superano i 5 cm, mentre in casa opta per una versione decisamente più succinta, al limite dell'indecoroso, con minuscole camiciole stile hello kitty. Tenera e inaffidabile, ingenua e furfante.
Immagine di Al-Jazeera, dal blog andfaraway.net
A. è agiziano. Ha moglie e due bambini da qualche parte dove nei mesi scorsi passavano in strada i carriarmati e i soldati invitavano i bambini a giocarci su, e lui diceva di perdere un anno di vita ogni giorno. Ma tipi come lui di vite ne hanno sette e non credo che quest'esperienza lascerà strascichi su di lui, mi preoccupo piuttosto per la moglie. E non capisco questa distanza, queste vite separate. Ha fascino, parlantina, potrebbe fare il politico se non parlasse così incredibilmente svelto, sia in arabo che in inglese. Se riceve attenzione è più contento, è burlone e vendicativo. E' il tipo che va a fare un viaggio e pretende di imbarcarsi in aereo con un arco (quello che spara le frecce, sì) come souvenir nel bagaglio a mano e naturalmente finisce per doverlo imbarcare nella stiva, ma non prima di aver fatto impazzire l'intero personale della sicurezza. Io l'arco non lo comprerei neanche, così evito il problema: vedi, le filosofie di vita.
N. è l'altro egiziano. Alto e magrissimo, gentile, gentile, gentile. La prima sera che sono arrivata era di turno in cucina, perchè per evitare di ridursi a tonno e cracker la compagine si è organizzata che cucinano una sera a testa per tutti e cinque. Lui quella sera aveva preparato riso con spezie, zuppetta con spezie per bagnare il riso, pollo con spezie, insalata. Io ho fatto latte e biscotti. Ride, discute di politica con A. e F., quando mi vede mi chiede come sto e si informa di come va il lavoro, il marito, tutto quanto. Adesso è tornato per le ferie a casa e ne approfitta anche per sposarsi: qualcosa mi dice che lei non verrà qui e la prossima volta che si rivedranno sarà tra parecchio tempo, e di nuovo non capisco. Almeno, però, quando si vedono magari cucinerà anche lui.
Wikimedia commons by Reiner Zenz
E. è iraniana e le piace chiacchierare, ma solo in inglese anche con gli altri, perchè il persiano è diverso dall'arabo - anche se non ho approfondito - e l'italiano è riluttante a studiarlo. Ci parlo volentieri quando ci troviamo che io mi preparo la cena e lei è sul divano navigando in rete o lavorando... è lei che mi ha offerto il tè allo zafferano. Dice che in Iran per rendere speciale un piatto, per una festa o per un ospite, si pesta dello zafferano nel mortaio e lo si aggiunge alla pietanza: e se vi piace, provate a metterene un po' nel tè, perchè merita.
M. è argentina e mia vicina di stanza. Dopo qualche disguido causa vulcano cileno è arrivata qui e si capisce che nell'ambiente giusto si scatenerebbe subito. E' un po' schizofrenica in cucina e per un po' vive di tè e biscotti, poi passa con disinvoltura alle cotolette. Ha qualche problema con le chiavi: ogni volta che deve aprire la porta prova tutto il mazzo, entra, poi per chiudere riprova tutte le chiavi daccapo. Mi ha chiesto aiuto per uscire dal cancello, poi per rientrare è rimasta fuori aspettando che da dentro qualcuno le aprisse. Si vede che in Argentina son già passati ai lettori che fanno la scansione dell'iride.
funwithsmiley.blogspot.com
E poi ci sono i due italiani. Son simpatici, e mi fa piacere chiacchierare con loro. Ma. Lo confesso, mi stanno meno simpatici degli altri. Quello che non mi va è che loro si sentano a proprio agio con me più che con "gli altri" e automaticamente si arroghino il diritto di monopolizzarmi; "gli altri" forse farebbero lo stesso se io fossi tunisina, ma giacchè son italiana si allargano molto meno con me e io mi sento più tranquilla. Uno degli italici fanciulli mi ha candidamente detto che se la finestra del bagno non è chiusa mentre io o M. facciamo la doccia lui potrebbe anche guardare, perchè è uomo. Ah, per lo stesso ragionamento io posso staccarti i gioielli a morsi, perchè ho i denti. O sbaglio?
Diciamo che appartengono a modelli con cui è piacevole bere qualcosa, ma è bene che non oltrepassino mai la porta di casa tua:
1- quello che la sera rientra stanco dal lavoro e si gode la cenetta che la mamma/morosa/moglie/amante/figlia/vicina/maestra/lei, insomma, ha preparato; qui però nessuno cucina per lui - e lui deve pulire la cucina, quindi passa il tempo a lamentarsi.
2- quello che la sera rientra stanco dal lavoro, si stravacca sul divano e urla "Ecchecca**o, piantatela di fare casino che devo vedere la tv!" e aspetta la cena. Qui però se ci prova si girano in 5 e lo inceneriscono, quindi è un po' nervoso.
Who's the black sheep here, da soul-bike.blogspot.com
Certo non posso nemmeno dire che il modello numero 3, cioè l'egizio "Io giro il mondo per lavoro e ogni tanto torno a casa, ti metto incinta e riparto" sia precisamente il mio ideale. Ma in questa situazione abitativa la realtà è che siamo noi italici i privilegiati: casualmente abbiamo tutti la singola anche se andiamo a casa al weekend mentre "loro" son tutti in doppia, e ci resteranno. Io, che non mi son mai sentita "giusta", non posso che sentirmi più a mio agio con "loro", e così rimango alle prese coi sensi di colpa... che cerco di annegare, oserei dire con discreto successo, nelle zuppette speziate e nel tè allo zafferano.