22.10.12

Letterina

Ehi, Pip.
Mi senti?
Vorrei sapere come stai.
Sei anche tu perennemente desideroso di un'isoletta caraibica con sabbia morbida su cui spaparanzarsi, o almeno di un divano e di un po' di tempo per chiudere gli occhi e sognarla?
Ti inalberi anche tu come un don Chisciotte, come me, però tutto dentro e in silenzio per non disturbare, davanti alle porcospinerie di Femminuccia, che mi fa detestare questa povera Foresteria?
E' stato tutto un po' un delirio, da quando ci siamo accorti di te, ma pare che tu lo abbia completamente e bellamente ignorato, nel tuo nido. Hai fatto benissimo. Adesso impariamo anche noi. Io, soprattutto.
E' strano, come cambiano le cose.
Dopotutto mi avrebbero rinnovato il contratto. Senza prospettive quanto prima, ma con uno stipendio per qualche altro mese. A dire il vero, uno stipendio che si sarebbe ridotto in caso arrivasse il Godot del trasferimento da Nebbialand alla Grande Città, ma insomma. Tanto ho detto di no.
No, capisci? No a un posto di lavoro, di questi tempi. Irresponsabile.
E però. Basta, vivere come un operaio cinese. Ho deciso che di badanti c'è gran richiesta e avrei saltato nel buio e cercato qualcosa vicino al Nonaddetto e alla casa e alla gatta, con i familiari e gli amici nei weekend e forse perfino durante la settimana! Lusso sfrenato, insomma! Il Professore si è fatto vedere e sentire più nelle ultime 3 settimane che in tutto l'anno e mezzo precedente. Non è nel mio stile, ma avrei dovuto minacciare le dimissioni prima.
Subito dopo ci siamo accorti di te.
Ero preoccupatissima per alcuni... dettagli... tipo aver raccattato i 4 gattini semirandagi dal cortile, averli spulciati tutti, e poi aver tenuto i 2 ancora in attesa di adozione chiusi in bagno per settimane, dietro l'unica porta interna che abbiamo, per scongiurare il suicidio della nostra poco socievole gatta. No, hai presente tutte le pare che ti fanno sulla toxo? Mi ci vedi a dire all'ostetrica e al ginecologo io ci ho due gatti randagi e la loro lettiera in bagno e non so dove appendere l'accappatoio per farmi la doccia senza che ci siano zampate di gatto o proprio gatti interi sopra? Irresponsabile. Ma non sapevo di essere... Come, non ha pianificato? Ir-re-spon-sa-bi-le. E pensare che sono così grata che non abbiamo dovuto pianificare!
Invece nel Piccolo Ospedale sono tutti così gentili e disponibili che ti viene il dubbio che in busta paga gli passino anche qualche polverina rilassante per il mese successivo. Ci hanno trattati con i guanti, che ne dici?
Ma non mi bastava, io dovevo tantissimo parlarne, capire, sentire. Tè allo Zafferano era l'unica amica che mi sembrasse abbastanza gioiosamente rassicurante, in questo momento; non chiedermi perchè, non è mica bimbomunita. Ma ha scelto proprio questo periodo per tornare a casa per un paio di mesi, e per motivi impossibili da spiegarti le comunicazioni con l'Iran sono disturbate per cui non vede le mie mail. Io avrei parlato con la mia mamma e il mio papà, ma i maschi che hanno saputo subito di te - l'imperturbabile Nonaddetto, che poi sarebbe il tuo papà e si è commosso perfino lui - e il Fratello - come pesce guida all'interno del dedalo ospedaliero; e un pesce guida piuttosto euforico della notizia, va detto - sono maschi, appunto, e mi avevano convinta a non dire niente ai tuoi nonni finchè non fosse un po' sicuro... un po' quanto? Eh, vediamo che gli esami del sangue siano a posto, e poi la prima ecografia. Ma come faccio io a tenermi questa cosa dentro in silenzio per un mese? Ma come in silenzio, puoi parlare con noi. Ma voi, cioè, non per essere scortese... siete un po'... non proprio adatti a lunghe conversazioni emotive... mettiamola così: sarà che non avete mai avuto bambini, ma non siete rassicuranti manco penniente! Pip, ascoltami a me: Pipo o Pipa che tu sia, non ascoltare consigli di silenzio e parla con chi l'istinto ti dice che ti aiuterà. Ti eviti tante paure inutili.
Subito dopo mi hanno chiamato per un colloquio di lavoro. Avrei riso, se mi avessero letto un oroscopo così: "Appena scoprirai di trovarti nella situazione che il 90% dei datori di lavoro esecra, troverai un annuncio di una ditta che pare (tanto gentile e tanto onesta PARE, poi vediamo) molto interessante, tanto che non avresti mai osato sperare ne esistesse una così in un raggio di mezz'ora da casa tua. Vuole una specie di stagista - non si può avere proprio tutto e subito - per scrivere progetti di ricerca agroindustriali e agroambientali in inglese. Manderai un CV senza perderci 18 ore a prepararlo per la prima volta in vita tua, e ti chiameranno subito per un colloquio". Ssè. Ssè? ... davvero?! Intendiamoci, Pip, è solo un colloquio. Però ci ho sgamato un interesse speciale, nella voce gentile dall'altra parte del filo. Pip, la mia nonna diceva "Ogni bambino arriva col suo cestino". Se nel tuo ci fosse la possibilità di un lavoro come si deve, la taumaturgia ha una nuova stella. Se no ne cercheremo altri, ma intanto prepariamoci per questo. Soprattutto, a come convincermi che in caso di reale interesse da parte loro non è disonesto omettere il dettaglio che mi crescerà la pancia.
E adesso i nonni e la Sorella sanno che ci sei e sono tutti a pensarti. Hai sentito come sono stati commossi e contenti? Hai sentito tutte le feste che ci hanno fatto? Hai sentito che non si sono preoccupati proprio di niente, loro, e magari averci parlato qualche settimana fa era davvero rilassante?
Adesso bisogna dirlo ai nonni all'estero, e trovare un modo carino dato che è difficile andarli a trovare per il weekend. Magari possiamo chiedere all'altro Fratello di organizzare una skypata, dici?
Ti stai rilassando un pochino, o eri già in pieno relax, tu? Sappi che il relax è la cosa giusta per te.
Ehi, Pip.
Benvenuto.


10.10.12

Una Quadra Festiva e tante domande

All'aeroporto io e la M abbiamo scoperto che avremmo avuto altre due compagne di viaggio: A e D. Loro sarebbero dovute andare a Gondòla, ma una delle suore di quella casa era improvvisamente stata male ed erano state dirottate a Beira con noi: in pratica saltavano da un'esperienza in un villaggio rurale a quella di una grossa città, con 600mila anime ammassate sulla costa dell'oceano indiano, proprio nel mezzo del paese, un porto e un crocevia, in posizione quindi perfetta per la diffusione dell'aids. Un sieropositivo su tre. Io no, tu no, quindi  egli sì. Glomm.
Ma per ora noi siamo troppo prese dalle novità per pensare a queste cose che pur ci hanno detto. Noi quattro da conoscere - e  mai gruppo fu meglio combinato; ci guadagniamo presto il nomignolo di Quadra Festiva - le suore, il pickup e la possibilità inaudita di farsi scarrozzare nel cassone - ma quale cintura di sicurezza?! - la casa con tutte le inferriate anche al piano superiore - oh ma se c'è un incendio come si scappa da qui dentro?...
Qualsiasi cosa io veda mi sembra diversa e da capire, c'è gente che cammina, sì lo vedo che è gente che cammina, ma chi sono e dove vanno? Inizio immediatamente a sperimentare la sensazione frustrante che non mi abbandonerà fino all'ultimo giorno: di avere mille domande e provare a farne qualcuna e di non ricevere quasi mai risposte, perchè le domande sembrano ovvie e non c'è tempo per loro. Eppure io so che non sto capendo come vorrei.

In casa siamo sistemate di lusso, camere doppie, bagno unico ma possibilità di doccia (veloce, che la cisterna sul tetto si svuota in fretta e la pompa ci mette tanto a riempirla), cucina fantastica della suora cuoca con conseguenti sensi di colpa miei, clima festoso e accogliente. Le suore sono Orsoline, confesso che manco sapevo che esistessero prima di venire qui, non portano il velo e sono piene di grinta. 
E il giorno dopo finalmente usciamo. Due passi di numero e siamo già circondate. Oh che pubblico, e non sappiamo spiccicare quasi una parola di portoghese... io sono in imbarazzo, cosa dico a questi bambini? Sono ospite nel loro paese, cortesia chiederebbe di presentarsi. Ma la suora che ci guida li sistema chiedendo di darci una dimostrazione pratica della ginnastica che serve a stare in forma. Op, op, su e giù dal muretto! E a me partono le domande a cui potrò rispondere solo in parte nel corso del mese.

Chi sono questi bambini? (bambini, ce ne sono dappertutto)
Dove abitano? (probabilmente nei bairri dei dintorni, i quartieri baraccopoli, non nelle case in muratura di queste vie)
Come sono arrivati qui? (mah, dubito abbiano i soldi per il minibus, avranno camminato)
Non vanno a scuola? (sì, ma ci sono troppi alunni per insegnanti e aule, quindi fanno i turni, il loro turno sarà al pomeriggio o la sera)
Cosa volevano da noi? (sono curiosi, diamo un tantino nell'occhio)
Siamo state scortesi ad andarcene così? (sì, un po' sì, ma pare che non ci sia energia per tutto e i bambini di tutto il mondo e la nostra suora hanno dovuto impararlo)

Saltiamo sul pickup e andiamo a fare un giro turistico in centro. Siamo fortunate perchè è una festa nazionale e ci sono manifestazioni. Cerchiamo di avvicinarci, ci sorbiamo un pezzo di discorso uffciale, ci sono i soldati, cerchiamo di vedere le danze tradizionali.
Chi sono queste persone? (persone, probabilmente anche loro abitano nei bairri. Oggi però hanno lasciato le loro occupazioni quotidiane e sono venute a festeggiare)
Questi sono vestiti della festa o costumi particolari per certi balli? (probabilmente vestiti della festa)
I bambini ballano sempre così? (qui ballare non è confinato al sabato sera)
Come sembrano felici... come moltissimi sono belli, che lineamenti regolari... (SONO felici, in questo esatto momento è festa e tutto il resto non esiste)

Perchè blogger non mi piazza le immagini affiancate, cheppalle?! Questa è senza risposta.
I migliori sono i piccoli spettatori. Mi sa che le TV sono ancora poche. Loro in compenso sono tan-tis-si-mi. Mai visti tanti bambini insieme da un pezzo, e tantomeno così assorti!

Ci sentiamo immediatamente individuabili e non sappiamo come gli altri ci vedano.
Cosa pensano di noi? (toh, qualche altro bianco che viene, non fa niente e se ne va)
Quello che non sappiamo è che quando ce ne andremo e torneremo in aeroporto proveremo la straniante sensazione di avere troppa gente bianca intorno: dove sono gli altri, perchè adesso quel che prima era normale ci sembra strano, dove sono quelli con cui stavamo fino a ieri, perchè non possiamo stare tutti insieme?
(continua)


3.10.12

E poi ci sono giorni meravigliosi

Per esempio quelli in cui ti danno il risultato di certe analisi e pare - scaramanticamente lasciamo la conferma alla visita - che tu e qualcuno a cui terresti molto, se avessi il coraggio di crederci, siete un po' al limite, ma ancora nel range che dice che va bene, e alcuni dei mostri possibili non sembrano essersi accorti di voi. E allora ti cade davvero un peso grosso dalle spalle, e ti senti benissimo e vorresti offrire il caffè a tutto l'edificio. E non ti importa più della paura che ti avevano urlato nelle orecchie e nel cuore e che ti aveva lasciato in trance per un piccolo ma interminabile periodo, non ti importa un bel niente perchè adesso è passata, e se altre devono venire verranno ma per oggi è festa ed è leggerezza e luce.

2.10.12

La mia briciola di Mozambico - partite!

E' ancora ieri, oggi. Sono passati 6 anni, ma questo viaggio è ancora così presente nella mia mente che se rileggo le pagine di diario che ho scritto allora ritrovo le stesse cose che ricordo e penso ora. Io, che non mi ricordo neanche cosa ho mangiato ieri sera.

Agosto 2006. Un mese in Mozambico.
Elasti ha dato il la alla "rubrica" che avevo in mente da un po'. Racconto il mio viaggio. Ci provo, almeno, anche se arriverà solo un'eco...

Poco prima che io partissi, il Nonaddetto mi ha chiesto perchè ci andavo. Ci eravamo conosciuti da poco e anche se parlavamo di tutto questa motivazione gli sfuggiva.
"Per stare con la gente di là", ho risposto. Non avevo un lavoro preciso da svolgere, era un viaggio di conoscenza e quindi questa era l'unica cosa da fare che fosse piuttosto certa. Lui era piuttosto perplesso, io mai così convinta di qualcosa. Un viaggio "per mettere la testa fuori dall'acqua" e vedere se dopotutto il mondo che conoscevo era effettivamente una particolarità persa in qualcosa di molto più diffuso e molto meno facile, e come avrei reagito io a trovarmici in mezzo. E se dopotutto la gente era gente dappertutto e saremmo riusciti a comunicare nonostante io vivessi nella boccia dei pesci e loro fuori. Qualcosa che avevo davvero voluto da quando ero piccola, con la testa infarcita di racconti sentiti, e che stava diventando vero.

Ho fatto un corso di preparazione che è servito più che altro a caricare di entusiasmo, come molle, un centinaio di ragazzi che stavano per spargersi a piccoli gruppi in tutti gli angoli del mondo, in tutti i continenti dove ci siano posti con molta gente e pochi soldi. Alcuni dopo le scenate dei genitori, assolutamente contrari.
Una fila di vaccinazioni. La scorta di farmaci, gli antibiotici, antidiarroici, antimalarici. I pantaloni lunghi e le magliette a maniche lunghe, per la sera almeno, tutto chiaro contro le zanzare. Il piccolo dizionario di portoghese, quasi inutile, e il corso accelerato della mia coinquilina brasiliana, per poi scoprire com'è diversa la pronuncia.
E poi io e la M siamo partite. Non ci conoscevamo prima ma il caso ha scelto bene per noi.
Ah, la sensazione di salutare le famiglie e salire in treno, e guardarsi e dirsi: ma stiamo andando in Africa! E in Mozambico, destinazione scelta per noi - potevamo indicare solo il continente - e che ci aveva fatto rispolverare in fretta le cartine. Dove sta? Ah, di fronte al Madagascar. E Beira? Sta proprio nel mezzo ed è la seconda città e ci stanno la bellezza di 600mila persone.
L'emozione di vedere quell'aereo!
L'emozione di seguire il percorso sul monitor!
Rendersi conto che dopo un paio d'ore di volo, tecnicamente, sei già in questa benedetta Africa che pare sia chissà cosa e noi stiamo andando a controllare, cosa è.
E l'ingordigia di appiccicarsi al finestrino per stamparsi in testa le prime immagini, senza nemmeno capire bene cosa vedevamo ma approfittando della fugace prospettiva da aquila.





 E poi... siamo scese ed è iniziato il nostro mese di conoscenza che non è mai finito :)