10.10.12

Una Quadra Festiva e tante domande

All'aeroporto io e la M abbiamo scoperto che avremmo avuto altre due compagne di viaggio: A e D. Loro sarebbero dovute andare a Gondòla, ma una delle suore di quella casa era improvvisamente stata male ed erano state dirottate a Beira con noi: in pratica saltavano da un'esperienza in un villaggio rurale a quella di una grossa città, con 600mila anime ammassate sulla costa dell'oceano indiano, proprio nel mezzo del paese, un porto e un crocevia, in posizione quindi perfetta per la diffusione dell'aids. Un sieropositivo su tre. Io no, tu no, quindi  egli sì. Glomm.
Ma per ora noi siamo troppo prese dalle novità per pensare a queste cose che pur ci hanno detto. Noi quattro da conoscere - e  mai gruppo fu meglio combinato; ci guadagniamo presto il nomignolo di Quadra Festiva - le suore, il pickup e la possibilità inaudita di farsi scarrozzare nel cassone - ma quale cintura di sicurezza?! - la casa con tutte le inferriate anche al piano superiore - oh ma se c'è un incendio come si scappa da qui dentro?...
Qualsiasi cosa io veda mi sembra diversa e da capire, c'è gente che cammina, sì lo vedo che è gente che cammina, ma chi sono e dove vanno? Inizio immediatamente a sperimentare la sensazione frustrante che non mi abbandonerà fino all'ultimo giorno: di avere mille domande e provare a farne qualcuna e di non ricevere quasi mai risposte, perchè le domande sembrano ovvie e non c'è tempo per loro. Eppure io so che non sto capendo come vorrei.

In casa siamo sistemate di lusso, camere doppie, bagno unico ma possibilità di doccia (veloce, che la cisterna sul tetto si svuota in fretta e la pompa ci mette tanto a riempirla), cucina fantastica della suora cuoca con conseguenti sensi di colpa miei, clima festoso e accogliente. Le suore sono Orsoline, confesso che manco sapevo che esistessero prima di venire qui, non portano il velo e sono piene di grinta. 
E il giorno dopo finalmente usciamo. Due passi di numero e siamo già circondate. Oh che pubblico, e non sappiamo spiccicare quasi una parola di portoghese... io sono in imbarazzo, cosa dico a questi bambini? Sono ospite nel loro paese, cortesia chiederebbe di presentarsi. Ma la suora che ci guida li sistema chiedendo di darci una dimostrazione pratica della ginnastica che serve a stare in forma. Op, op, su e giù dal muretto! E a me partono le domande a cui potrò rispondere solo in parte nel corso del mese.

Chi sono questi bambini? (bambini, ce ne sono dappertutto)
Dove abitano? (probabilmente nei bairri dei dintorni, i quartieri baraccopoli, non nelle case in muratura di queste vie)
Come sono arrivati qui? (mah, dubito abbiano i soldi per il minibus, avranno camminato)
Non vanno a scuola? (sì, ma ci sono troppi alunni per insegnanti e aule, quindi fanno i turni, il loro turno sarà al pomeriggio o la sera)
Cosa volevano da noi? (sono curiosi, diamo un tantino nell'occhio)
Siamo state scortesi ad andarcene così? (sì, un po' sì, ma pare che non ci sia energia per tutto e i bambini di tutto il mondo e la nostra suora hanno dovuto impararlo)

Saltiamo sul pickup e andiamo a fare un giro turistico in centro. Siamo fortunate perchè è una festa nazionale e ci sono manifestazioni. Cerchiamo di avvicinarci, ci sorbiamo un pezzo di discorso uffciale, ci sono i soldati, cerchiamo di vedere le danze tradizionali.
Chi sono queste persone? (persone, probabilmente anche loro abitano nei bairri. Oggi però hanno lasciato le loro occupazioni quotidiane e sono venute a festeggiare)
Questi sono vestiti della festa o costumi particolari per certi balli? (probabilmente vestiti della festa)
I bambini ballano sempre così? (qui ballare non è confinato al sabato sera)
Come sembrano felici... come moltissimi sono belli, che lineamenti regolari... (SONO felici, in questo esatto momento è festa e tutto il resto non esiste)

Perchè blogger non mi piazza le immagini affiancate, cheppalle?! Questa è senza risposta.
I migliori sono i piccoli spettatori. Mi sa che le TV sono ancora poche. Loro in compenso sono tan-tis-si-mi. Mai visti tanti bambini insieme da un pezzo, e tantomeno così assorti!

Ci sentiamo immediatamente individuabili e non sappiamo come gli altri ci vedano.
Cosa pensano di noi? (toh, qualche altro bianco che viene, non fa niente e se ne va)
Quello che non sappiamo è che quando ce ne andremo e torneremo in aeroporto proveremo la straniante sensazione di avere troppa gente bianca intorno: dove sono gli altri, perchè adesso quel che prima era normale ci sembra strano, dove sono quelli con cui stavamo fino a ieri, perchè non possiamo stare tutti insieme?
(continua)


1 commento:

  1. Ehi, signorina bianca, ma che sei malata? Signorina bianca, posso toccarti? Signorina bianca, me la dai una caramella?

    Cosa pensano di noi? chissà, non lo sapremo mai veramente.
    Grazie, un racconto con il cuore.

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