28.2.11

Non mollare la tua stella

Picture by Katsushika Hokusai (1760 – 1849)
Si potrebbe anche provare: "Posto di lavoro, comparimi innanzi!". Dopotutto, pare che parlando (o cantando) sia stato creato l'universo... anche abracadabra, apriti sesamo e simili erano parole piuttosto efficaci... solo che Dio, le fatine o Alì Babà avevano le idee molto, ma molto chiare su cosa volevano: per quello le parole funzionavano.
Le parole servono a dare forma a tutto, e anche a farti credere. Se non riesci a esprimerlo in parole, quello che hai dentro sembra un po' meno vero. Se sei confuso e non sai spiegare perchè, sembri matto o almeno infantile. Se vuoi qualcosa e non sai definirlo non lo otterrai.
E non è sufficiente girare con la Treccani in tasca.
Ho capito che vuoi lavorare ma cosa vuoi fare, esattamente? Ehm...

In testa ti ribolle l'oceano e le idee scivolano dalla lingua come pesci viscidi e non si fermano, non prendono forma, una caccia l'altra e nessuna sembra buona, l'analisi costi benefici impazzisce e nessuna strada sembra giusta per più di mezza giornata.


Che informazioni vuoi chiedere, se non sai neanche dove andare? Voglio spendere tutte le mie energie per ottenere un posto nel pubblico? Nel privato? In questo ente? In quello? In questa ditta? In quell'altra? No perchè va bene i curriculum a pioggia, ma per avere delle possibilità devi andare sul serio in una direzione. Conviene fare questo corso professionalizzante? O quel contratto lontano da casa? E se poi non mi prendono? Allora meglio fare domanda anche qui, e qui, e lì, e là, e quiquiquiquqiqui e quiquiquiqui e anche qui e qui e qui. E qui. Basta, datemi uno spigolo su cui sbattere la testa. Aaah no, aspetta che mando un CV anche qui. Eccomi, spigolo, sono da te.
Entri e esci da mondi diversi, cerchi di immaginare come sarai se prendi una direzione e poi se ne prendi un'altra e poi un'altra e poi daccapo e a ogni iterazione il risultato è diverso perchè hai avuto nuove informazioni ma non sono mai sufficienti.
Come in una casa degli specchi: un labirinto che ti rimanda decine di tue immagini cambiate, storpiate, trasformate, immaginate, fantasticate, forse tutte possibili ma nessuna (ancora) reale e  ti ubriachi e non sai quale vuoi tentare di inseguire, le insegui un po' tutte, ti sfinisci, qualche specchio lo rompi pure per rabbia... 
... alla fine crolli ansimando a panza all'aria e fingi ostinatamente di essere in spiaggia, sdraiata su un asciugamano, concentrandoti sullo sciabordio delle onde e sul vicino d'ombrellone che ha la radio fastidiosamente alta su una stazione che detesti.
Guardiamo il lato positivo: tutto questo senza aver speso un centesimo in acidi.


Picture by European Space
Agency (ESA/Hubble)
Per fortuna c'è sempre una fessura mal chiusa, un filino di luce esterna che ti disipnotizza. Riesci a parlare con qualcuno che non cade anche lui dritto nel labirinto. Trovi casualmente un post che ti ispira. Ti calmi. Respiri. Sorridi. Non è che la pazzia-delle-strade-possibili svanisca, però perde un po' del suo diabolico potere. Ti ricordi che i naviganti non badavano alle onde quando si trattava di direzioni, ma alle stelle. 

Puoi anche sbagliare onda, l'importante è seguire la tua stella.

0 commenti:

Posta un commento