2.10.12

La mia briciola di Mozambico - partite!

E' ancora ieri, oggi. Sono passati 6 anni, ma questo viaggio è ancora così presente nella mia mente che se rileggo le pagine di diario che ho scritto allora ritrovo le stesse cose che ricordo e penso ora. Io, che non mi ricordo neanche cosa ho mangiato ieri sera.

Agosto 2006. Un mese in Mozambico.
Elasti ha dato il la alla "rubrica" che avevo in mente da un po'. Racconto il mio viaggio. Ci provo, almeno, anche se arriverà solo un'eco...

Poco prima che io partissi, il Nonaddetto mi ha chiesto perchè ci andavo. Ci eravamo conosciuti da poco e anche se parlavamo di tutto questa motivazione gli sfuggiva.
"Per stare con la gente di là", ho risposto. Non avevo un lavoro preciso da svolgere, era un viaggio di conoscenza e quindi questa era l'unica cosa da fare che fosse piuttosto certa. Lui era piuttosto perplesso, io mai così convinta di qualcosa. Un viaggio "per mettere la testa fuori dall'acqua" e vedere se dopotutto il mondo che conoscevo era effettivamente una particolarità persa in qualcosa di molto più diffuso e molto meno facile, e come avrei reagito io a trovarmici in mezzo. E se dopotutto la gente era gente dappertutto e saremmo riusciti a comunicare nonostante io vivessi nella boccia dei pesci e loro fuori. Qualcosa che avevo davvero voluto da quando ero piccola, con la testa infarcita di racconti sentiti, e che stava diventando vero.

Ho fatto un corso di preparazione che è servito più che altro a caricare di entusiasmo, come molle, un centinaio di ragazzi che stavano per spargersi a piccoli gruppi in tutti gli angoli del mondo, in tutti i continenti dove ci siano posti con molta gente e pochi soldi. Alcuni dopo le scenate dei genitori, assolutamente contrari.
Una fila di vaccinazioni. La scorta di farmaci, gli antibiotici, antidiarroici, antimalarici. I pantaloni lunghi e le magliette a maniche lunghe, per la sera almeno, tutto chiaro contro le zanzare. Il piccolo dizionario di portoghese, quasi inutile, e il corso accelerato della mia coinquilina brasiliana, per poi scoprire com'è diversa la pronuncia.
E poi io e la M siamo partite. Non ci conoscevamo prima ma il caso ha scelto bene per noi.
Ah, la sensazione di salutare le famiglie e salire in treno, e guardarsi e dirsi: ma stiamo andando in Africa! E in Mozambico, destinazione scelta per noi - potevamo indicare solo il continente - e che ci aveva fatto rispolverare in fretta le cartine. Dove sta? Ah, di fronte al Madagascar. E Beira? Sta proprio nel mezzo ed è la seconda città e ci stanno la bellezza di 600mila persone.
L'emozione di vedere quell'aereo!
L'emozione di seguire il percorso sul monitor!
Rendersi conto che dopo un paio d'ore di volo, tecnicamente, sei già in questa benedetta Africa che pare sia chissà cosa e noi stiamo andando a controllare, cosa è.
E l'ingordigia di appiccicarsi al finestrino per stamparsi in testa le prime immagini, senza nemmeno capire bene cosa vedevamo ma approfittando della fugace prospettiva da aquila.





 E poi... siamo scese ed è iniziato il nostro mese di conoscenza che non è mai finito :)


3 commenti:

  1. Come, già finito?? Aspetto il resto, eh? Quindi ci sei andata come volontaria, immagino. Io sono stata in un paio di paesi dell'Africa nera ma come turista, che comunque con il giusto spirito ti consente comunque di assaggiare un po' i posti. Per dire, in Senegal avevamo una guida italiana innamorata del Senegal che ci portava per villaggi, a camminare nella savana... Appena la bimba sarà più grande ci torniamo in Africae, come no! Hai visto che bel commentarium da Elasti? Scremando lo zucchero e i maddai, che coraggio, solo tu, ci sono delle riflessioni interessanti, anche se io non condivido molto l'ammirazione sconfinata per un continente che comunque di responsabilità verso se stesso ne ha. Senza nulla togliere alle responsabilità del mondo occidentale (e dei cinesi, ultimamente).
    un caro saluto!

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  2. Eccomi! due mesi di turismo in africa nera, dev'essere stato intenso!! avevi passato diversi stati? e con le lingue??
    avevo letto i commenti di là e poi ho di nuovo perso il tempo e solo oggi ho letto l'ultimo post. mah, mi ha fatto piacere che interessasse a molti, per il resto sconsola la totale disconnessione qui-qualsiasialtroposto, ma non è una novità.
    per la responsabilità: avevo letto il commento (mi arrivano sulla mail) ben prima di avere il tempo di rispondere qui.. quindi ci ho pensato e ne abbiamo anche parlato col Nonaddetto. In effetti è bene che ognuno si riconosca responsabilità dello stato in cui è, insomma noi i nostri politici ce li siamo pur votati no? Ma confesso che entrambi troviamo difficile non trovare parecchie scusanti per questo continente. Voglio dire, un conto è votare un idiota e un altro essere nato in un campo profughi e non aver conosciuto altro che guerra civile, ecco. Però siccome mi sembra che tu abbia sollevato un punto interessante e che a me sfugge anche se vorrei afferrarlo meglio... se mi dici il tuo parere avrò altro materiale per pensare a una cosa che mi prende!! :)
    Tieni presente che non direi di aver scelto l'Africa per un'ammirazione incondizionata o altre ragioni... ragionevoli. E' una cosa di pancia. Altri "sapevano" di essere chiamati dall'Asia o dal Sud America, io non avevo dubbi sull'Africa. Boh. E mi pare di aver centrato qualcosa in effetti. Adesso ci scrivo su e ci ragiono ancora... :)

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  3. No, un attimo, non sono stata due mesi! Sono stata varie volte, di cui l'ultima 16 giorni, giusto per non fare di me la Karen Blixen de noantri!! Poi, a me la retorica del mal d'Africa lascia un notevole maldipancia ma io sono una snob insopportabile! Seriamente, no, il problema dell'Africa è che credo si ignori la sua complessità e le sue responsabilità. Va bene il discorso noi brutti cattivi colonialisti, ma io nelle mie esperienze africane ho notato che noi italiani (almeno in zone tipo Senegal, Namibia, Botswana, Zambia parlo quindi solo delle mie esperienze) siamo visti bene, insomma un po' come i cugini sfigati del Nord. Ci hanno invece detto peste e corna di tedeschi e francesi che sono dei colonialisti impenitenti. Detto ciò, non ho detto nulla di quel continente, come si fa a dire qualcosa di sensato in due righe? Conosco Ivoriani mezzi folli, per i nostri standard, che fanno su e giù seminando mogli e figli, uno si è fatto prete e ora sta in Canada e regolarmente mi chiede soldi :) per gli innumerevoli parenti che ha laggiù. Sono culture davvero diverse dalle nostre. Quando è morta mia madre, che aveva sostenuto e aiutato un gruppo di ivoriani, questi sono venuti e hanno fatto delle bellissime danze tribali intorno alla bara di mia madre che era sistemata in salotto sopra un tappeto persiano, in mezzo ad ammennicoli tipicamente italiani. Io ero sconvolta ma abbastanza lucida per memorizzare. Non lo dimenticherò mai. Cantavano e ballavano, nei loro abiti tradizionali, sullo sfondo c'erano le finestre sul mare. Per questo dico, che cavolo dite "mal d'africa?" Conoscere è la prima droga. Scusa, mi son fatta prendere la mano... L'Africa è crudele

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