Il sabato (di 2 settimane fa. Sono un po’ presa tardi…) dei Nonaddetti è stato addetto alla rimozione dei vecchi infissi della casa. Una parte, almeno… soprattutto quelli che mi ostinavo a voler salvare, fosse per me riutilizzerei i davanzali interni in legno, scavato e ondulato dal tempo che ha ottenuto sul legno lo stesso effetto che le onde ottengono sulla sabbia del fondo vicino alla spiaggia… Vorrei mettere le foto ma non le ho con me, né ho uno scanner per abbozzare un disegno… quindi consiglio di chiudere gli occhi e immaginare le ondulazioni marine e poi trasformarle in legno. Poi metterò anche le foto…
E le finestre? Sono ad arco ribassato, noi terremo la forma della luce e non la faremo rettificare come si faceva qualche decennio fa, ma i nuovi infissi saranno rettangolari perché arcuati costano molto di più e perché non sarebbero compatibili con le zanzariere. Però quelli vecchi, con l’archetto e le inglesine, son troppo belli per buttarli via. Magari si possono reinventare come ante a vetro di una libreria in cui la gatta non possa raggiungere i libri per buttarli a terra se vuole infilarsi al loro posto o attirare l’attenzione? (foto immaginaria...) Ce n’erano 5 scampati alle precedenti revisioni della casa (quelle in cui le finestre erano state rettificate) e i Nonaddetti li hanno pazientemente liberati dai chiodoni che li fissavano al muro e poi sfilati dalla loro sede, scoprendo così il sistema costruttivo adottato all’epoca… (foto immaginaria...). Degno di nota il fatto che la cornicina inferiore decorativa dei davanzali fosse fissata al blocco principale tramite spine di legno e non da chiodi di metallo… sistema che sembra reggere molto meglio all’umidità: i chiodi, decisamente più recenti , erano decisamente divorati dalla ruggine mentre le spine di legno erano intonse. Con 5 infissi di quelle dimensioni si ospita una discreta biblioteca! (immaginare, immaginare…)
La domenica è stata devoluta all’organizzazione last minute della mia partenza alla volta della Grande Città, ahinoi troppo lontana da quella Piccola e dal Nonaddetto e dalla casa e dalla gatta e, e, e. La Nonaddetta, nonostante si fingesse garrula e impegnata in mille futili e quotidiane faccende, ha finito per sfogare il subbuglio interiore sulla macchinetta fotografica, sperimentando che in effetti se la molli cade e magari si silura lo schermo. E di botto ha pianto, per la macchinetta che è un regalo di lui, per la paura del giorno dopo e di quelli successivi per i successivi 18 mesi, e già che c’era anche dei giorni che verranno dopo la fine del contratto, e per la nostalgia preventiva di lui, per la coscienza di lasciarlo da solo a gestire in prima persona i lavori alla casa, per la coscienza che lui crede in questo contratto più di quanto ci creda io, anche se preferisce non trovare solo la gatta quando rientra la sera e anch’io lo preferirei. Quando la Nonaddetta è turbata piange e si dispera e proclama “ah, moriremo tutti!”, quando è turbato lui alza un sopracciglio e dice “andrà tutto bene”. Per fortuna poi entrambi fanno la stessa cosa, si rimboccano le maniche e fanno quel che c’è da fare.
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