22.1.13

Momo

Il nonno del Nonaddetto ci regala, ad ogni Natale, un pezzo di arredamento che aveva promesso a qualche altro parente, costringendoci a telefonate con offerte riparatorie - di solito educatamente rifiutate - appena Nonna A ci vede rientrare e alza gli occhi al cielo "Quello doveva darlo alla zia, quell'altro alla cugina".
Preciso che il paese del cioccolato e degli orologi non è particolarmente progressista e l'arredamento, per quel che ho potuto osservare, è fermo alla metà del secolo scorso, granitico nelle proporzioni e plumbeo nei colori. Per fortuna la vetrina del salotto non entra in macchina per cui il nonno è limitato ai complementi d'arredo. Quest'anno ci è toccato un servizio di piatti terribilmente tradizionali ma, ammetto, di un blu molto bello ("Zia, sai quel servizio che era della nonna..."), l'anno scorso un orologio caratteristico della regione ("Zia, sai l'orologio, quello verde..."). A pendolo, suona a tutti i quarti d'ora: ma lo fa con un suono tanto grazioso e sottile che ci si abitua prima di aver attuato il proposito "Adesso lo fermo e non lo caricherò mai più".
L'illustrazione è della bravissima Zuzanna Celej
Dopo un anno di scatolone è stato finalmente accolto in casa; c'è poco da fare, per me sa di orologio di fiaba, io lo sento suonare e penso a Momo, di Michael Ende. E' difficile rendere la poesia di questa storia in poche righe e io stasera non ci provo nemmeno. Ma sento l'orologio e penso a questa bambina che ha tempo, che sta ad ascoltare le persoone, va a cercare i suoi amici rapiti dall'imbroglio della frenesia, segue la lentissima tartaruga verso la casa del custode del tempo e, per arrivarci, deve andare piano piano... e per di più voltata all'indietro, senza poter guardare la sua meta... e nel voltarsi vede con spavento i cattivi che la inseguono, correndo; ma mentre lei, a passettini minuscoli e lenti e all'indietro, avanza velocissima, loro non riescono ad avanzare. E poi penso alla casa piena di orologi che suonano a tutti i momenti, e ai fiori di tempo che nascono nel nostro cuore.

"Esiste un grande eppur quotidiano mistero… Questo mistero è il Tempo.
Esistono calendari ed orologi per misurarlo, misure di ben poco significato,
perché tutti sappiamo che, talvolta, un’unica ora ci può sembrare un’eternità
e un’altra invece passa in un attimo… dipende da quel che viviamo in quest’ora.
Perché il tempo è vita. E la vita dimora nel cuore."

Dove finisce tutto il mio tempo? Lo passo con le persone che dico di amare? Lo passo con i miei sogni? Lo dedico alla pancia che scalcia? O mi cruccio perchè lo sto perdendo - a casa, improduttiva - e allora lo perdo davvero?
Dei cari amici sono venuti a trovarci domenica e hanno potuto finalmente vedere lo stato di avanzamento dei lavori - l'ultima volta che erano entrati qui era due anni fa. La casa ha ricevuto tanti complimenti, ma mentre lui ha un po' capito la quantità di tempo e fatica che i lavori hanno richiesto - perchè ha fatto casa anche lui - forse lei non ha potuto, perchè è arrivata a casa fatta. Lì per lì mi sono sentita incompresa. Poi ho ricordato quanto poco abbiamo potuto parlare e condividere le esperienze di tutti i giorni. Non è facile capire le cose se non le hai provate o almeno condivise lungo la strada; io stessa capisco a posteriori quanto poco ho colto di quello che stavano vivendo e vivono tante persone che conosco.
L'illustrazione è della bravissima Zuzanna Celej
Li comprendo, io, gli altri? Si dice che se potessimo fare un mucchio di tutti i nostri guai, poi alzassimo il naso e guardassimo i mucchi degli altri, ci affretteremmo a riprenderci il nostro.
C'è Puntaspilli che ha rinunciato al dottorato a due terzi del percorso per salvarsi la salute, senza aver fatto in tempo a dare l'addio a suo padre perchè era dall'altra parte d'Italia, e soprattutto questo pezzo del pensiero mi fa una gran rabbia e una gran tristezza. Non vorrei mai che mi succedesse.
C'è Inesauribile che ha l'endometriosi, non le è stata curata per tempo così oltre ad aver sopportato il dolore inutilmente per anni ora deve affrontare un intervento ben più complicato per tentare di guarire. Non vorrei mai che mi succedesse.
C'è la famiglia Pink che si è vista fallire il muratore che aveva preso i soldi per ampliare la casa in modo da far posto alle gemelle, e chissà quanto tempo per riavere qualcosa o rimetterli da parte. Non vorrei mai che mi succedesse.
Meglio non continuare. Per fortuna in ognuno di questi casi ci sono anche motivi per tanti sorrisi: Puntaspilli una ne fa e cento ne pensa, Inesauribile esaurirà l'intervento ben prima delle sue risorse interiori, i Pink possono guardare le bimbe sane e vispe e tirare comunque un sospiro di sollievo e soddisfazione.
Semplicemente... tutto questo tempo... meglio condividerlo. Non passarlo da soli, o almeno non isolati. A costo di "perderlo", dover andare al passo con chi ha un ritmo diverso e scombinare un po' il proprio. E' vero che dobbiamo fare tante cose, per carità, certo che farò i salti mortali per riavere un lavoro, ma. Cosa mi rimarrebbe senza le esperienze condivise con queste persone? Quello che ricordo più volentieri sono i momenti passati insieme, mentre si lavorava o nel tempo libero. Non vorrei tenermi i risultati ottenuti se dovessi rinunciare a questi ricordi. Spero di imparare a conciliare meglio le due cose. Spero che abbia ragione Beppo Spazzino quando dice alla piccola Momo:

“Vedi Momo, è così: certe volte hai davanti una strada lunghissima.
Si crede che è troppo lunga: che mai potrà finire, uno pensa.”

Guardò un po’ in silenzio davanti a sé e poi proseguì:
“E allora si comincia a fare in fretta. E sempre più in fretta.
E ogni volta che alzi gli occhi vedi che la fatica non è diventata di meno.
E ti sforzi ancora di più e ti viene la paura e alla fine resti senza fiato… 
e non ce la fai più… e la strada sta sempre là davanti.
Non è così che si deve fare.”

Pensò ancora un poco, poi seguitò:
“Non si deve mai pensare alla strada tutta in una volta, tutta intera, capisci?
Si deve soltanto pensare al prossimo passo, al prossimo respiro, al prossimo colpo di scopa.
Sempre soltanto al gesto che viene dopo.”

Di nuovo s’interruppe per riflettere, prima di aggiungere:
“Allora c’è soddisfazione; questo è importante,
perché allora si fa bene il lavoro. Così deve essere”.

E poi, dopo una nuova lunga pausa, proseguì:
“E di colpo uno si accorge che, passo dopo passo, ha fatto tutta la strada.
Non si sa come… e non si è senza respiro”.
Assentì, approvandosi, e disse a mo’ di chiusura:
“Questo è importante!”

PS: non ho avuto tempo di scrivere un post più corto, nè scritto meglio. Ma non volevo disattendere la promessa proprio la prima settimana, e per il resto della settimana sarò impegnata... a passare tempo con nonna E!

2 commenti:

  1. E' bello non perdere i pezzi per strada se sai come conservarli....Non vale la pena fare i confronti, ognuno ha la sua strada. Anche se fa male il dolore degli altri, e fa bene vedere se si rialzano. Dalla terra del cucù ti verrà certo anche tanta cioccolosità!! E non ti preoccupare, hai scritto un bel post anche se io La storia infinita non l'ho letta (anche se quando ero ragazzina impazzava).
    Ciao e ciao e ciao! Ecco, giusto per perder tempo!!

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    1. Quello è l'unico posto in cui è possibile sentire una mamma rimproverare suo figlio perchè non mangia abbastanza cioccolato! XD
      Momo però non è La Storia Infinita, è un altro libro e io lo preferisco (anche se mi avevano regalato una bella edizione de La st. inf. e mi ricordo la sensazione di meraviglia nel rendermi conto che tenevo in mano un libro uguale a quello che veniva descritto nella storia :). Sono anni che l'ho letto, poi c'è un bel film mi pare e un discreto cartone di D'Alò, quello che ha fatto il cartone anche della gabbianella e il gatto. Momo l'avevamo usato anche come tema per un centro estivo... anche la gabbianella, ora che ci penso, e poi per attività durante l'anno lo Hobbit! Indovina questo chi l'aveva suggerito?! ;)

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