Beira significa "riva", na beira do mar è sulla riva del mare - se ho capito bene. E' un porto, infatti, con una lunghissima spiaggia di sabbia dorata e sottile... vuota, perchè dalla gente del posto è usata come posto su cui stai in piedi mentre pieghi le reti da pesca, o su cui ti siedi mentre secchi i pesciolini al sole, o come cacatoio pubblico data la comodità dello scavare buchi; solo tra un'attività e l'altra ci si concede del riposo come fa chi è in vacanza (che piante sono queste? che mollusco era questo che ha lasciato questo guscio? che pesci pescano? perchè perfino gli uccelli bianchi e neri stanno separati?), e i bambini giocano. Turisti non ce ne sono, con buona pace del Club con piscina che se ne sta a un certo punto della spiaggia e accoglie solo i pochi abitanti benestanti - in parte bianchi. Quindi ti puoi godere la vista di Lignano Sabbiadoro com'era, tranne forse per gli scheletri di navi arenate (come sono finite qui?!). Avremo modo di camminare spesso lungo la spiaggia, usandola al posto della strada soprattutto per andare e venire dall'orfanotrofio... perchè vedere il mare ci consolerà in quelle occasioni.
Click per ingrandire. L'argenteo della foto in basso a sinistra sono pesci a seccare. |
E questo, in cui il sole la sera tramonta a velocità vertiginosa, tanto che se devi cercare la macchinetta non hai neanche il tempo di scattare la foto, è l'Oceano Indiano. A pensare che stiamo respirando quest'aria, che per me sa di storia e di navigatori e di esploratori e di Marco Polo e di Sandokan e di tutto tranne che del posto in cui ti svegli la mattina perchè ci abiti, come capita alla gente di qui... a me fa emozione.
A dire il vero però il nostro giro turistico è iniziato dal centro città, che è meno poetico. O forse lo era soprattutto verso sera, con poca gente in giro, e per me che ero di certo poco capace di leggere quello che vedevo. Vedevo brutti edifici in buona parte abbandonati e occupati da persone che trovavano utili un tetto e delle mura di cemento, immagino soprattutto nella stagione piovosa, nonostante non fossero dotati - nè dotabili - di servizi come l'acqua e la corrente elettrica. L'esempio per eccellenza è il Grande Hotel, abitatissimo pur se in queste condizioni. E se, da noi, in tempo zero spunterebbero collegamenti abusivi alla rete elettrica, in un posto in cui l'elettricità è scarsa non è facile nemmeno rubarla, quindi la sera l'hotel non è illuminato. Di che anni sono questi edifici? Dagli anni '60 sono iniziate le
ribellioni che hanno portato alla guerra d'indipendenza, quindi devono essere precedenti... l'hotel è degli anni 50. Perchè in Europa si costruivano edifici eleganti e qui i portoghesi hanno fatto questi orrori? O sono edifici più recenti e già diroccati? L'hotel era considerato una meraviglia, prima del saccheggio. Il resto della città... meriterebbe qualche ricerca di vecchie immagini per capire.
I soldi per sistemarli non ci devono essere, perchè dove ci sono gli effetti si vedono: se vedi un palazzone restaurato, è una banca. E che dire del "monumento alla Coca-Cola", una bottiglia di cemento dalla forma inconfondibile che troneggia dall'alto di un'aiuola al centro di una rotatoria: rotatoria che la Coca-Cola ha generosamente offerto al Comune... Ci sono anche condomini abitati in modo regolare, da gente che paga
l'affitto, naturalmente; come ci sono negozi, viali alberati e giardinetti mangiati dal sale, quel che c'è in una città di mare
qualsiasi. Solo, qui ci sono anche questi mostri, e in generale niente è stato costruito per essere bello. Inconcepibile. Ho capito i portoghesi tirchi, ma... Chissà se Maputo, la capitale, è meglio? Chiariamoci... non ho la mania dell'architettura. Ma il confronto con tutti i posti che ho conosciuto stride a tal punto che non posso non chiedermi quale fosse lo spirito con cui i coloni si erano installati qui; l'impressione sfocata trasmessa dai palazzoni è quella del puro utilitarismo, senza nessuno sforzo di portare qualcosa di sè e senza piani di lunga durata. Pare che questa fosse la cenerentola delle colonie portoghesi, la stella
era il Brasile: era là che andavano i soldi, qui la gestione era
affidata a una compagnia privata! Ma dovrei studiare un po' più di storia.
Quello che non so ancora, in questa mia prima sera di respiri avidi di oceano e di sguardi spauriti sui palazzoni bui, è che - per fortuna - la mattina dopo ritroverò l'atmosfera affollata e viva intravista di sfuggita alla festa in piazza (era la festa della donna, ora che ho ricostruito!); e che quella folla sarà così onnipresente e compenetrata a tutto, per tutto il mese, che mi farà decidere che quella è Beira. Se potessi entrare all'hotel e conoscerne gli abitanti, credo che li troverei uguali a quelli che incontreremo fuori, nelle baracche: altrettanto vivi, e sconvolgenti per questo.
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