Nonhaicapito è il secondo dottorando del gruppo, in ordine di arrivo.
Mi aspettavo un genio. E ciò per il semplice fatto che è inserito in un Prestigioso Programma Europeo, sconosciuto ahimè alla maggioranza degli aspiranti dottorandi nazionali, il quale programma non solo eroga una borsa più cospicua ma dispone, udite udite, di fondi per la formazione dei dottorandi suddetti, conciossiacosache mentre tu stai seduto ti scrive metà del curriculum a suon di "Sono stato qui e lì per partecipare a convegni e corsi di formazione", nonchè di "Sono stato ospite in questo e quel laboratorio, in cui ho appreso a padroneggiare con spavalderia le più avanzate tecniche in ogni campo dello scibile umano" e, non ultimo, di "Conosco Tizio, con Caio ho ballato sui tavoli all'ultima cena sociale e naturalmente con Sempronio siamo assidui compagni di ubriacature", dove Tizio Caio e Sempronio sono tra i migliori nomi sulla scena scientifica europea. In genere da ubriachi non sono un bello spettacolo, però pare che il cameratismo non sia inutile anche al di fuori dei patri confini.
Se poi oltre a star seduto hai voglia di far qualcosa, ebbene allora il curriculum si completerà egregiamente e tu sarai, tra i futuri frustrati della disoccupazione scientifica, uno di quelli con il curriculum più stellare. Ma potresti, dopotutto, avere chances aggiuntive per accaparrarti uno di quei contratti in ambito di ricerca di cui si favoleggia ostinatamente l'esistenza.
Invece è un ragazzo normale. Potrebbe forse disporre di risorse nascoste, vuoi per timidezza vuoi per insperata modestia.
Una peculiarità però balza subito all'occhio: è vieppiù difficile capirsi con lui, che si utilizzi l'inglese, il francese, l'arabo, la lingua dei segni o i disegnini sui muri, e lui rimane invariabilmente e fermamente convinto che quello che non ha capito sei tu. "Non hai capito" è la sua frase topica.
"Come si fa domanda per la selezione al Prestigiosissimo Programma? Si fa centralizzata, tipo che mandi il CV a Bruxelles, o si fa decentrata cioè tu hai mandato il CV all'Università della Grande Città?" chiedo io.
"No, la mia università ha una convenzione con quella della Grande città".
"... ok, quindi decentrata".
"No, sono in un programma per cui girerò in tutti i laboratori del programma".
"... sì, ma hai fatto la domanda nella Grande Città".
"No, nonhaicapito: la mia università..."
"Ok, è convenzionata, ma tu la selezione dove l'hai fatta?"
"No, nonhaicapito: io girerò per tutti..."
"... i laboratori del programma, sì, però il dottorato ce l'hai qui e non sei mai andato a Bruxelles o in un altro posto, o sì?!"
"No, nonaicapito: io ho fatto il colloquio via skype"
"OK! MA QUELLO CHE STAVA DALL'ALTRA PARTE DELLO SCHERMO ERA NELLA GRANDE CITTA' O A BRUXELLES?"
"No, nonaicapito...."
"OK, OK, non importa, bravissimo comunque!"
La prima settimana ha sterilizzato triliardi di preziosi semi di mutanti arabidopsis, invece di scaglionarli in lotti successivi, e per non perderli ha dovuto seminarli tutti prima del weekend. Passando tre giorni ininterrottamente sotto cappa a trasferire semini microscopici dal dischetto di carta - piiic! - alla petri sterile - piiic!
Col passare delle ore appassiva come un fiore tagliato e iniziava a suscitare prima simpatia, poi compassione, infine preoccupazione quando, a chi si avvicinava per sincerarsi del suo stato, mostrava occhi di un bel rosso valentino e rivolgeva un roco lamento. Probabilmente non era la cosa più intelligente da chiedergli, ma gliel'ho chiesto: ma perchè li hai sterilizzati tutti?
"No, nonhaicapito..." iniziava, e io mi sono improvvisamente ricordata di una cosa urgentissima da fare.
Ripresosi dal tour de force ha potuto sfoggiare la sua innata galanteria e raffinatezza, spaziando dall'offrire alle ragazze boccioli di rosa - indebitamente colti nel giardino della Foresteria - alla camminata impettita, al tentativo di eleganza nel vestire o a tavola. Essendo che si trova a confronto con personaggi che asciugano sulla maglia le posate appena sciacquate, si è guadagnato l'investitura a Baronetto e l'onoreficenza di Piccolo Lord.
Eppure va detto che. Nonostante sia esasperante parlare con lui di questioni tecniche. Il bocciolo di rosa che ricorda dalla mia scrivania che stiamo aspettando la prossima primavera, il modo spensierato e assorto in cui canta (bene) mentre aspetta l'ora di cena, la sua ostinazione per la buona educazione, la sua volontà di imparare le cose come si deve - iscrivendosi al corso di italiano livello base e sopportando stoicamente l'alfabeto insieme al dottorando giapponese e quello indiano - valgono più di qualcosa. E rimane in sottofondo la sensazione, forse illusoria, forse più reale di tutte le inezie elencate finora, che quando conosce una persona nuova le faccia dentro di sè uno spazio, e che la accolga, e che forse se la ricordi più a lungo di quanto facciano gli altri. E questo è il titolo più nobile.
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